«Il nuovo redditometro non sarà un problema per i contribuenti onesti» - Ospite a «Unomattina» con il presidente del CNDCEC Siciliotti, il direttore delle Entrate ha parlato anche del limite di 3.000 euro per gli acquisti
L’espressione può suonare forte, ma le misure introdotte disegnano “uno Stato un po’ di polizia fiscale, dove in un certo senso si è data un’enorme attenzione alla riscossione e poca, forse, alla giustizia”. Ospite della puntata di ieri della trasmissione Unomattina, il presidente del CNDCEC Claudio Siciliotti ha sottolineato come tale attenzione sia comprensibile, ma che “se un sistema fiscale si crea sulla fiducia, quest’ultima si costruisce anche con gesti che premiano i contribuenti onesti”.
Con lui, in studio, il direttore dell’Agenzia delle Entrate Attilio Befera, per analizzare e confrontarsi sulle novità che riguardano i contribuenti, dal nuovo redditometro al limite di 3000 euro per la comunicazione all’Agenzia delle Entrate degli acquisti effettuati. “Quest’anno (il 2010, ndr) – ha esordito Befera – abbiamo recuperato 10 miliardi , a cui si aggiungono i 6 di frodi sulle compensazioni dei crediti d’imposta che abbiamo bloccato”. Per quanto riguarda i nuovi metodi introdotti, “l’importante è procedere su questa china e ampliare la capacità di recupero da parte dell’Agenzia e quindi dello Stato”. Secondo il direttore delle Entrate, con le nuove norme non cambierà granché per i contribuenti: “Per quanto riguarda il nuovo redditometro, si tratta di confrontare le spese sostenute con il reddito dichiarato, cosa che dovrebbe essere naturale e normale. Metteremo a disposizione dei cittadini un software perché possano fare il confronto e adeguarvisi spontaneamente, senza interventi dell’Agenzia. Da questo punto di vista, per chi è in regola non cambia assolutamente nulla. Il cambiamento sarà per chi, invece, normalmente evade”. Stesso discorso per il limite degli acquisti: “Un acquisto di 3000 euro avviene di solito con carta di credito o bancomat, per cui bisogna solo dare in aggiunta il codice fiscale. Forse il cambiamento più grande è per chi paga ancora in contanti”.
In Italia, l’evasione è tra i 100 e i 120 miliardi: “Con nuovo redditometro e controllo della spesa, dovremmo ottenere un aumento della base imponibile. La strada è quella giusta, ma bisogna stare attenti a mantenere il giusto equilibrio, perché da un lato dobbiamo recuperare il gettito, dall’altro non dobbiamo gravare troppo sui cittadini con ulteriori adempimenti”.
D’accordo, su alcuni aspetti, il presidente Siciliotti: “C’è bisogno di recuperare la frode fiscale, noi come categoria abbiamo proposto il redditometro tre anni fa, quando ancora non ne parlava nessuno. Abbiamo sostenuto il redditometro, invece degli studi di settore, perché bisogna porre maggiore attenzione alla differenza tra ricchezza spesa e redditi dichiarati, piuttosto che fermarsi su una categoria di contribuenti, quelli soggetti agli studi, che sono sostanzialmente i piccoli e gli autonomi, additandoli all’opinione pubblica come gli unici evasori, quando invece sono il motore dello sviluppo”. Le norme di cui si parla sono importanti, ma è altrettanto vero che “erano state accompagnate da annunci che andavano anche nella direzione dell’equilibrio. Riguardo ai limiti all’utilizzo dei crediti IVA in compensazione, si era detto che sarebbe stata anche ampliata la possibilità da 500 a 700 mila euro; per i limiti alla compensabilità in caso uno abbia debiti scaduti superiori a 1500 euro, si diceva che sarebbero stati accompagnati anche alla capacità di compensare i crediti nei confronti della pubblica amministrazione con i debiti d’imposta. Annunci che sono rimaste lettera morta. Chi lavora solo nei confronti della P.A., che ha fatturato 100, paga 20, 30, 40 di tasse ma quei 100 non li vede perché la P.A. non paga, come può avere giustizia?”.
Il problema, però, è a monte: “Dobbiamo ridurre la spesa – ha spiegato Siciliotti – perché altrimenti non avremo mai riduzioni d’imposta”. Pressione ed evasione sembrano intrinsecamente legati. “È un sistema che dobbiamo spezzare, è l’equilibrio degli squilibri: abbiamo da un lato i sussidiati dell’evasione e dall’altro i sussidiati della spesa pubblica. Quest’ultima deve naturalmente ridursi, perché devono essere di meno le persone che svolgono le funzioni loro affidate e chi produce redditi deve pagare fino all’ultima tassa”. Un problema culturale. “È vero che bisogna intervenire sulla spesa – ha riconosciuto Befera, – ma l’Agenzia delle Entrate deve agire sul recupero, non può subordinarlo né alla giustizia, anche se bisogna parlarne, né al recupero della spesa. Dobbiamo comunque fare questo mestiere con il massimo equilibrio e la correttezza possibili”.
Il problema della giustizia tributaria e della sua lentezza, però, si porrà concretamente da luglio, quando l’avviso di accertamento sarà immediatamente esecutivo: “Si rischia – ha sottolineato Siciliotti – di dover pagare prima di ottenere una legittima sospensione anche in caso di imposte non dovute. Il tema deve entrare in agenda quest’anno”.
Intanto, nei prossimi giorni partiranno le norme introdotte quest’estate, per cui l’Agenzia delle Entrate opererà le prime verifiche su funzionamento e risultati tra sei mesi, cioè a giugno. Per l’eliminazione della cartella di pagamento, che partirà il 1° luglio, la prima verifica scatterà a dicembre.
Con lui, in studio, il direttore dell’Agenzia delle Entrate Attilio Befera, per analizzare e confrontarsi sulle novità che riguardano i contribuenti, dal nuovo redditometro al limite di 3000 euro per la comunicazione all’Agenzia delle Entrate degli acquisti effettuati. “Quest’anno (il 2010, ndr) – ha esordito Befera – abbiamo recuperato 10 miliardi , a cui si aggiungono i 6 di frodi sulle compensazioni dei crediti d’imposta che abbiamo bloccato”. Per quanto riguarda i nuovi metodi introdotti, “l’importante è procedere su questa china e ampliare la capacità di recupero da parte dell’Agenzia e quindi dello Stato”. Secondo il direttore delle Entrate, con le nuove norme non cambierà granché per i contribuenti: “Per quanto riguarda il nuovo redditometro, si tratta di confrontare le spese sostenute con il reddito dichiarato, cosa che dovrebbe essere naturale e normale. Metteremo a disposizione dei cittadini un software perché possano fare il confronto e adeguarvisi spontaneamente, senza interventi dell’Agenzia. Da questo punto di vista, per chi è in regola non cambia assolutamente nulla. Il cambiamento sarà per chi, invece, normalmente evade”. Stesso discorso per il limite degli acquisti: “Un acquisto di 3000 euro avviene di solito con carta di credito o bancomat, per cui bisogna solo dare in aggiunta il codice fiscale. Forse il cambiamento più grande è per chi paga ancora in contanti”.
In Italia, l’evasione è tra i 100 e i 120 miliardi: “Con nuovo redditometro e controllo della spesa, dovremmo ottenere un aumento della base imponibile. La strada è quella giusta, ma bisogna stare attenti a mantenere il giusto equilibrio, perché da un lato dobbiamo recuperare il gettito, dall’altro non dobbiamo gravare troppo sui cittadini con ulteriori adempimenti”.
D’accordo, su alcuni aspetti, il presidente Siciliotti: “C’è bisogno di recuperare la frode fiscale, noi come categoria abbiamo proposto il redditometro tre anni fa, quando ancora non ne parlava nessuno. Abbiamo sostenuto il redditometro, invece degli studi di settore, perché bisogna porre maggiore attenzione alla differenza tra ricchezza spesa e redditi dichiarati, piuttosto che fermarsi su una categoria di contribuenti, quelli soggetti agli studi, che sono sostanzialmente i piccoli e gli autonomi, additandoli all’opinione pubblica come gli unici evasori, quando invece sono il motore dello sviluppo”. Le norme di cui si parla sono importanti, ma è altrettanto vero che “erano state accompagnate da annunci che andavano anche nella direzione dell’equilibrio. Riguardo ai limiti all’utilizzo dei crediti IVA in compensazione, si era detto che sarebbe stata anche ampliata la possibilità da 500 a 700 mila euro; per i limiti alla compensabilità in caso uno abbia debiti scaduti superiori a 1500 euro, si diceva che sarebbero stati accompagnati anche alla capacità di compensare i crediti nei confronti della pubblica amministrazione con i debiti d’imposta. Annunci che sono rimaste lettera morta. Chi lavora solo nei confronti della P.A., che ha fatturato 100, paga 20, 30, 40 di tasse ma quei 100 non li vede perché la P.A. non paga, come può avere giustizia?”.
Il problema, però, è a monte: “Dobbiamo ridurre la spesa – ha spiegato Siciliotti – perché altrimenti non avremo mai riduzioni d’imposta”. Pressione ed evasione sembrano intrinsecamente legati. “È un sistema che dobbiamo spezzare, è l’equilibrio degli squilibri: abbiamo da un lato i sussidiati dell’evasione e dall’altro i sussidiati della spesa pubblica. Quest’ultima deve naturalmente ridursi, perché devono essere di meno le persone che svolgono le funzioni loro affidate e chi produce redditi deve pagare fino all’ultima tassa”. Un problema culturale. “È vero che bisogna intervenire sulla spesa – ha riconosciuto Befera, – ma l’Agenzia delle Entrate deve agire sul recupero, non può subordinarlo né alla giustizia, anche se bisogna parlarne, né al recupero della spesa. Dobbiamo comunque fare questo mestiere con il massimo equilibrio e la correttezza possibili”.
Il problema della giustizia tributaria e della sua lentezza, però, si porrà concretamente da luglio, quando l’avviso di accertamento sarà immediatamente esecutivo: “Si rischia – ha sottolineato Siciliotti – di dover pagare prima di ottenere una legittima sospensione anche in caso di imposte non dovute. Il tema deve entrare in agenda quest’anno”.
Intanto, nei prossimi giorni partiranno le norme introdotte quest’estate, per cui l’Agenzia delle Entrate opererà le prime verifiche su funzionamento e risultati tra sei mesi, cioè a giugno. Per l’eliminazione della cartella di pagamento, che partirà il 1° luglio, la prima verifica scatterà a dicembre.