Per i contribuenti italiani, 694 adempimenti fiscali in un anno Confesercenti lancia l’allarme: nel 2011 ci saranno circa 60 scadenze ogni mese, ovvero 2,75 al giorno
Due giorni fa, l’indagine realizzata dal CENSIS per conto del CNDCEC ha sottolineato come i contribuenti abbiano una percezione ancora sostanzialmente negativa del sistema fiscale italiano. Ieri, un’analisi presentata da Confesercenti ne ha spiegato, almeno in parte, i motivi. Stando, infatti, ai dati forniti dall’Associazione, l’Italia, oltre ad essere al terzo posto tra i 33 Paesi OCSE per il peso della pressione fiscale (43,5% nel 2009; solo Danimarca e Svezia fanno registrare una pressione fiscale più elevata), è anche la patria degli adempimenti fiscali.
Nel 2011, rivela la ricerca, saranno ben 694, ovvero circa 2,75 al giorno per ognuna delle 252 giornate lavorative. Dati che ci pongono al 123° posto (su 183 Paesi totali) della graduatoria stilata dalla Banca Mondiale sulla complessità del sistema fiscale. Quest’ultima stima che saranno almeno 285 le ore che ogni azienda italiana dovrà dedicare per l’espletamento di tutti gli obblighi fiscali, ovvero 60 ore in più della media europea.
In totale, le scadenze riguardano 103 giorni. Mediamente, se ne contano circa 60 (57,8) per ogni mese dell’anno, con un minimo di 49 nel mese di maggio e un massimo di 74 in quello di luglio, mese in cui cade anche la giornata “clou”: il 16 luglio, infatti, ci saranno ben 45 scadenze.
Urge, dunque, una “semplificazione del sistema fiscale”, anche perché, aggiunge Marco Venturi, Presidente di Confesercenti, “molti degli appuntamenti con il Fisco sono frutto di una ripetitività che non sempre appare giustificata dalla volontà di agevolare il contribuente o l’Erario”. Il riferimento di Venturi è, ad esempio, ad adempimenti come il versamento dell’imposta sugli intrattenimenti o alla recente imposta sostitutiva sui premi di produttività; ma anche ad incombenze come quelle legate alla scheda carburanti (rilevazione chilometri) o alla recente comunicazione delle operazioni black list.
“Se, quindi – conclude Venturi –, si riuscisse a raggiungere l’obiettivo della semplificazione, si conseguirebbero contemporaneamente due risultati. Da un lato, si libererebbero ingenti risorse da destinare all’attività produttiva: per le sole PMI si tratterebbe di almeno 650 milioni l’anno (ossia oltre 500 euro per operatore economico). Dall’altro, ne guadagnerebbe l’efficienza della Pubblica Amministrazione, con una riduzione dei costi di gestione del sistema tributario”.
L’analisi condotta da Confesercenti sull’enorme numero di adempimenti fiscali ha fornito un’ulteriore occasione a Claudio Siciliotti per ribadire come “una riforma fiscale tesa alla semplificazione del sistema tributario non sia più rinviabile”. Il Presidente del CNDCEC pone l’accento anche sul disequilibrio tra i tempi di riscossione e quelli, ancora troppo lunghi, della giustizia tributaria, definendolo “un mix esplosivo per i contribuenti”. “Il Fisco – prosegue Siciliotti in una nota – ha comprensibilmente deciso di accelerare sulla riscossione, senza però affrontare contestualmente il tema dei tempi troppo lunghi e incerti della giustizia tributaria. A questo si aggiunge lo squilibrio prodotto tra entrata in vigore dei nuovi limiti alla compensazione tra crediti e debiti fiscali e mancata entrata in vigore dei contrappesi che erano stati previsti a favore del contribuente”.
Una situazione che, di certo, non facilita il miglioramento dei rapporti tra i cittadini e l’Amministrazione finanziaria, a cui i rappresentanti della categoria hanno più volte dichiarato di voler contribuire. “I risultati sulle minori indebite compensazioni IVA – conclude il Presidente del CNDCEC –, ottenute prevedendo un visto di conformità da parte dei commercialisti italiani, dimostrano quanto possiamo fare non solo a favore dei nostri clienti, ma anche della collettività. Il punto, però, è che i commercialisti non possono più accettare di essere semplicemente travolti da adempimenti e responsabilità: è arrivato il momento che ci si coinvolga maggiormente”.
Nel 2011, rivela la ricerca, saranno ben 694, ovvero circa 2,75 al giorno per ognuna delle 252 giornate lavorative. Dati che ci pongono al 123° posto (su 183 Paesi totali) della graduatoria stilata dalla Banca Mondiale sulla complessità del sistema fiscale. Quest’ultima stima che saranno almeno 285 le ore che ogni azienda italiana dovrà dedicare per l’espletamento di tutti gli obblighi fiscali, ovvero 60 ore in più della media europea.
In totale, le scadenze riguardano 103 giorni. Mediamente, se ne contano circa 60 (57,8) per ogni mese dell’anno, con un minimo di 49 nel mese di maggio e un massimo di 74 in quello di luglio, mese in cui cade anche la giornata “clou”: il 16 luglio, infatti, ci saranno ben 45 scadenze.
Urge, dunque, una “semplificazione del sistema fiscale”, anche perché, aggiunge Marco Venturi, Presidente di Confesercenti, “molti degli appuntamenti con il Fisco sono frutto di una ripetitività che non sempre appare giustificata dalla volontà di agevolare il contribuente o l’Erario”. Il riferimento di Venturi è, ad esempio, ad adempimenti come il versamento dell’imposta sugli intrattenimenti o alla recente imposta sostitutiva sui premi di produttività; ma anche ad incombenze come quelle legate alla scheda carburanti (rilevazione chilometri) o alla recente comunicazione delle operazioni black list.
La burocrazia fiscale costa alle PMI circa 2,7 miliardi di euro l’anno
Adempimenti che potrebbero essere accorpati o quantomeno scaglionati meglio, in modo da consentire alle aziende non solo un risparmio di tempo, ma anche una riduzione dei costi. Basti pensare che, stando a una recente analisi condotta da Agenzia delle Entrate e Dipartimento per la funzione pubblica, la burocrazia fiscale costa alle piccole e medie imprese italiane circa 2,7 miliardi l’anno (fra i 1.900 e i 2.300 euro, in media).“Se, quindi – conclude Venturi –, si riuscisse a raggiungere l’obiettivo della semplificazione, si conseguirebbero contemporaneamente due risultati. Da un lato, si libererebbero ingenti risorse da destinare all’attività produttiva: per le sole PMI si tratterebbe di almeno 650 milioni l’anno (ossia oltre 500 euro per operatore economico). Dall’altro, ne guadagnerebbe l’efficienza della Pubblica Amministrazione, con una riduzione dei costi di gestione del sistema tributario”.
L’analisi condotta da Confesercenti sull’enorme numero di adempimenti fiscali ha fornito un’ulteriore occasione a Claudio Siciliotti per ribadire come “una riforma fiscale tesa alla semplificazione del sistema tributario non sia più rinviabile”. Il Presidente del CNDCEC pone l’accento anche sul disequilibrio tra i tempi di riscossione e quelli, ancora troppo lunghi, della giustizia tributaria, definendolo “un mix esplosivo per i contribuenti”. “Il Fisco – prosegue Siciliotti in una nota – ha comprensibilmente deciso di accelerare sulla riscossione, senza però affrontare contestualmente il tema dei tempi troppo lunghi e incerti della giustizia tributaria. A questo si aggiunge lo squilibrio prodotto tra entrata in vigore dei nuovi limiti alla compensazione tra crediti e debiti fiscali e mancata entrata in vigore dei contrappesi che erano stati previsti a favore del contribuente”.
Una situazione che, di certo, non facilita il miglioramento dei rapporti tra i cittadini e l’Amministrazione finanziaria, a cui i rappresentanti della categoria hanno più volte dichiarato di voler contribuire. “I risultati sulle minori indebite compensazioni IVA – conclude il Presidente del CNDCEC –, ottenute prevedendo un visto di conformità da parte dei commercialisti italiani, dimostrano quanto possiamo fare non solo a favore dei nostri clienti, ma anche della collettività. Il punto, però, è che i commercialisti non possono più accettare di essere semplicemente travolti da adempimenti e responsabilità: è arrivato il momento che ci si coinvolga maggiormente”.